PENTECOSTE – 31 MAGGIO 2020


COME IL PADRE HA MANDATO ME ANCH’IO MANDO VOI – Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM
Gv 20,19-23
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i
peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».


La nuova relazione che Gesù ha instaurato tra gli uomini e Dio aveva bisogno di una nuova alleanza. Per questo Luca, negli Atti degli Apostoli, presenta l’episodio della Pentecoste. La Pentecoste era il giorno in cui la comunità giudaica festeggiava il dono della legge. Bene, mentre gli ebrei festeggiano il dono della legge, sulla comunità dei discepoli di Gesù scende, piomba lo Spirito Santo. Con Gesù non c’è più una legge che è esterna all’uomo da osservare, ma da accogliere una dinamica, una forza interna, che sprigiona energia d’amore. Questo è il dono dello Spirito. Anche gli altri evangelisti hanno la loro Pentecoste, seppur narrata in maniera diversa. Per
esempio Giovanni ha la piccola Pentecoste nel momento della morte, quando Gesù consegnò il suo Spirito, e poi nel brano che adesso esaminiamo, il capitolo 20, versetti 19-23, leggiamolo.
“La sera di quel giorno” – è il giorno della risurrezione di Gesù – “il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei”, il mandato
di cattura non era stato soltanto per Gesù, non era pericoloso soltanto Gesù, era pericolosa la sua dottrina. Per questo, quando Gesù si trova di fronte al sommo sacerdote, costui non gli chiede niente di lui, ma gli chiede due cose: dei discepoli e della dottrina. Quindi, per paura di fare la stessa fine di Gesù, si sono chiusi a porte sbarrate. “Venne Gesù, stette in mezzo”, è importante questa indicazione che ci dà l’evangelista: quando Gesù risuscitato si manifesta ai suoi, si pone in mezzo. Gesù non si pone davanti, in modo che le persone che gli sono vicine sono quelle che gli sono più prossime, o in alto, Gesù si pone in mezzo. Questo significa che tutti coloro che gli sono intorno, hanno tutti la stessa identica relazione
con lui, non c’è qualcuno di più, qualcuno di meno, qualcuno prima e qualcuno dopo. “E disse loro: «Pace a voi!»”. Questa di Gesù non è un augurio, Gesù non dice: “la pace sia con voi”, ma è un dono. Pace – sappiamo che il termine ebraico è “shalom” – indica tutto quello che
concorre alla felicità degli uomini. Ma poi Gesù mostra il motivo di questo dono: “Detto questo” – quindi dopo aver detto “pace” – “mostrò loro le mani e il fianco”; le mani ed il fianco portano i segni
della passione. È stato Gesù che, al momento della cattura, aveva detto: “se cercate me lasciate che questi se ne vadano”. Lui è il pastore che dà la vita per le sue pecore e questo non in un episodio
isolato, ma sempre. Gesù, nella comunità, è colui che difende i suoi.
A questo punto i discepoli, che l’evangelista aveva descritto nel timore dei Giudei – ricordo che, per Giudei, in questo vangelo non si intende mai il popolo, ma sempre l’autorità, i capi religiosi – passano dal timore alla gioia al vedere il Signore: “Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi!”, di nuovo Gesù ripete questo dono della pace – il termine pace in questo capitolo sarà ripetuto per ben tre
volte – ma questa volta questo dono della pace è per andare a condividerlo. Infatti aggiunge Gesù: “come il Padre ha mandato me”, il Padre ha mandato Gesù per manifestare visibilmente il suo amore
e qual è l’amore di Dio? Un amore generoso che si mette al servizio degli altri, che è stato manifestato da Gesù nell’episodio della lavanda dei piedi. “Come il Padre ha mandato me, anche io
mando voi»”, il compito dei credenti, il compito della comunità cristiana non è andare a proporre o, peggio, imporre dottrine, ma comunicazioni d’amore: come il Padre ha mandato il Figlio per
manifestare il suo amore, così la comunità deve essere la testimone visibile di un amore generoso che si mette a servizio. “Detto questo”, prima il “detto questo” era riferito al dono della pace, giustificato dai segni della sua passione, ora “detto questo”, questo secondo dono della pace, “soffiò”, perché questo verbo soffiare? L’evangelista lo prende dal libro del Genesi, nell’episodio della creazione, quando
Dio, il Creatore, soffiò nelle narici del primo uomo e lo rese un essere vivente. “E disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo”, esattamente Spirito Santo, senza l’articolo. Gesù aveva detto che lui dà lo Spirito
senza misura. Il dono dello Spirito è totale, dipende dalla persona quanto ne può accogliere o meno, ma comunque questo è il dono in pienezza, il dono dello Spirito, la forza divina, che si chiama Santo
non solo per la sua qualità, ma per la sua attività, che è capace di separare gli uomini che lo accolgono dalla sfera del male.
“A coloro a cui perdonerete” – letteralmente condonerete, cancellerete – “i peccati”, il termine peccato adoperato dall’evangelista non indica la colpa della persona, ma, nei vangeli,
questo termine indica sempre il passato ingiusto dell’individuo, “A coloro a cui cancellerete i peccati, saranno cancellati; a coloro a cui non li cancellerete, non saranno cancellati»”, cosa ci vuol dire Gesù
con questa espressione? Gesù non sta dando un potere per alcuni, ma una responsabilità per tutta la comunità cristiana: la comunità cristiana deve essere come luce che espande il raggio d’azione del
suo amore. Quanti vivono nell’ambito del peccato, dell’ingiustizia e vedono questa luce, se ne sentono attratti, hanno tutti il loro passato, qualunque esso sia, completamente cancellato. Quanti
invece, pur vedendo brillare la luce, si rintanano ancora di più nelle tenebre – Gesù aveva detto che chi fa il male odia la luce – rimangono sotto la cappa del peccato. Allora quello di Gesù non è un mandato per giudicare le persone, ma offrire ad ogni individuo una proposta di pienezza di vita.